“E magari, dopo un po’, comincia a fantasticare:
immagina che la telefonata si stia svolgendo tutta al contrario,
e che stavolta sia lui ad aspettare lei. E chissà, chissà, si chiede ancora:
c’è differenza tra l’attesa maschile e l’attesa femminile?”
Il primo monologo delle Nina’s.
Nella rarefatta dimensione di una stanza, un personaggio femminile viene inseguito, smontato, cercato tra le righe del testo, in un viaggio tra uomo e donna, tra lo struggimento d’amore e il tempo dell’attesa.
Alma, a Human Voice, la versione in lingua inglese dello spettacolo, ha debuttato nel 2018 al Fringe Festival di Edimburgo, con lo stesso interprete e la traduzione di Maggie Rose.
Vedi alla voce Alma è un monologo drag queen che prende spunti da La voce umana di Jean Cocteau e dalla sua trasposizione in opera lirica, musicata da Francis Poulenc, ma anche da uno strano fatto di cronaca (cronaca rosa o cronaca nera, difficile dire) che ha per protagonisti una musa e un pittore: Alma Mahler e Oskar Kokoschka. Questi, da lei abbandonato, ne fece costruire una bambola a grandezza naturale. Visse con la bambola, la ritrasse, le assegnò una cameriera, la portò in pubblico, finché un giorno, ubriaco, decise di chiudere a suo modo la complicata relazione.
La protagonista di Coteau è, al contrario di Alma, una donna senza nome, senza identità. Niente di eroico in lei: il suo è un amore qualsiasi e lei stessa è, sottolinea l’autore, una “vittima mediocre”. La sua è la tragedia, probabilmente non definitiva, di un mondo non pensato per creature di sesso femminile, dominato dalla freddezza con cui a volte si liquida il sentimento puro, l’emozione che non riesce a trattenersi.
Il contrasto tra le due donne, una mediocre e una eccezionale, una distrutta e una vittoriosa, si rivela infine apparente: entrambe le storie parlano di un rapporto che ha perso la bussola, di una violenza insanabile tra due esseri umani.
“Il sipario rivela una camera da delitto. Davanti al letto, per terra,
è sdraiata una donna con una lunga camicia, come assassinata. (…)
L’autore vorrebbe che l’attrice desse l’impressione di sanguinare,
di perdere il sangue come una bestia ferita,
di terminare l’atto in una camera piena di sangue.”
dall’introduzione di Jean Cocteau a La Voce Umana
Questo lavoro nasce un’intuizione: accostare la lunga telefonata de “La voce umana” alla sofferta creazione da parte di Oskar Kokoschka di un simulacro della amata perduta, sotto forma di bambola.
Due storie che raccontano la violenza di un uomo verso una donna, violenza che si esprime in modo indiretto, ma non per questo meno brutale. Ancora, due autori che tentano di fermare un’immagine femminile, di dare forma a una donna: in un caso, Cocteau scrive un atto unico, nell’altro Kokoschka cerca di ricavare un oggetto d’arte dalla sua – vera o immaginaria – follia d’amore.
E infine, c’è un attore maschio che interpreta un personaggio femminile, o meglio che lo cerca, che lo attraversa, che lo perde e lo ritrova in continuazione. La ricerca di Alma, o dell’amore, o della forma perfetta per la rappresentazione di una donna, vanno di pari passo, si sovrappongono, si intrecciano, dialogano tra loro.
Come tradurre tutto questo in forma scenica? Non cercando a tutti i costi di comporre i contrasti, ma di accostarli, di vederli per quello che sono. Trovare e reinventare, insomma, una chiave interpretativa, giocando con gli elementi dell’estetica drag queen che sono cari alla compagnia. Questo percorso è nato anche grazie all’incontro con Daria Deflorian, attrice, regista e autrice teatrale che costruisce la sua ricerca ragionando profondamente sul linguaggio e sul rapporto dialettico tra il performer e la sua creazione.
Alessio Calciolari
VEDI ALLA VOCE ALMA
drammaturgia e interpretazione Lorenzo Piccolo
regia Alessio Calciolari
aiuto regia Ulisse Romanò
tutor Daria Deflorian
disegno e realizzazione luci Andrea Violato
elementi di scena e costume Rosa Mariotti
produzione Aparte – Ali per l’Arte
co-produzione Danae Festival
con il sostegno di Fondazione Cariplo
nell’ambito del progetto fUnder 35
spettacolo selezionato da NEXT
si ringrazia IT Festival, progetto Open It
★★★★ Eddie Harrison, The List
Alma, A Human Voice è diverso da qualsiasi cosa abbia mai visto.
Le Nina’s Drag Queens sono da tenere d’occhio.
★★★★ Greta April, Arthur’s Seat
Una disamina turbolenta e sconcertante sull’amore, sulla perdita, e sulla rapidità con la quale possiamo precipitare nel più totale disorientamento.
★★★ Kirstyn Smith, Marbles Mag
Lorenzo Piccolo offre immagini eloquenti di una figura maschile che si allontana completamente dalla mascolinità stereotipata. (…)
Alma è visivamente vivido e ricco di un profondo senso di liberazione dai lacci di una mascolinità che preferisce non provare nulla piuttosto che rischiare il dolore dell’eroina di Cocteau, e che crede che una donna che vive e respira possa in qualche modo essere sostituita da una bambola.
★★★ Joyce McMillan, The Scotsman
Sono felice di ciò che vedo: un’esplorazione intelligente e ben realizzata dei topos della “donna vittima d’amore” e della “donna musa”.
Dorothy Max Prior, Total Theatre
Lorenzo crea momenti di sospensione statuaria che tolgono il respiro.
(…) Un fantastico pezzo di teatro.
Brian Butler, Gscene
Immagini visive e sonore commoventi. (…) Tenero e sensibile.
Caitlin A Kearney, The Skinny
Uno spettacolo in cui l’ironia compete con l’estetica.
Tom Wicker, Fest
(Le precedenti recensioni si riferiscono alla partecipazione al Fringe Festival di Edimburgo 2018 con la versione inglese, dello spettacolo, Alma, a Human Voice)
Sorpresa! Le Nina’s Drag Queens ci hanno abituato a eccessi di ogni genere, costumi vistosissimi, trucchi esasperati, tacchi vertiginosi e invece in questo monologo tutto è misurato, composto, ironico, deliziosamente ammiccante. Lorenzo Piccolo, senza trucco, con la sua faccia da bravo ragazzo della porta accanto, racconta le due tragicissime storie con incantevole umorismo, usando con grazia pochi strumenti da drag queen, con una leggerezza, una vivacità, una scioltezza ammirevoli. Poco più di un’ora di autentico godimento.
Fausto Malcovati, Hystrio
Le Nina’s Drag Queens mettono in scena un personaggio che incarna la quintessenza della solitudine femminile.
Arianna Bianchi, Blog IT
Non mancano bravura interpretativa, adattamento drammaturgico, felici tradimenti del testo, indovinate scorribande poetiche intorno all’opera con playback esilaranti e tecnicamente perfetti. (…) Vien voglia di vedere almeno un’altra ora e mezzo di spettacolo.
Martina Parenti, Lo Sguardo di Arlecchino
Il pregio di Vedi alla voce Alma sta proprio nel lavoro sulla maschera teatrale e nella capacità trasformista di Lorenzo Piccolo che con molta disinvoltura entra-si trasforma-ed-esce dai vari “personaggi”
superando, pur contenendola, la questione di genere.
Valentina Sorte, PAC
Il pubblico ride e si lascia trasportare da una metodologia di lavoro e di interpretazione che è diventato un vero e proprio stile delle Nina’s, fatto di silenzi, – vedi la rituale preparazione della scena iniziale – e di ammiccamenti concepiti come controparti, – vedi i travestimenti – il tutto con perfetta professionalità e con tanta purezza scenica.
Andrea Bisicchia, Lo Spettacoliere
Uno spettacolo che può forse essere considerato una vera e propria interrogazione all’occhio dello spettatore: (…)
Vedi alla voce Alma si pone come invito ad accorgersi di come incontriamo il mondo mediante il parziale e privilegiato osservatorio costituito dalle sue (rap)presentazioni sceniche. Chapeau.
Michele Pascarella, Gagarin Magazine
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